una bella intervista di 8x8 a Ivana Micheletti, coordinatrice dei lavori di restauro del Sipario del Teatro Ariosto. Qual è la storia di questo sipario? Nel 1857 la realizzazione del nuovo Teatro Municipale determinò l’abbandono dell’antico Teatro della Cittadella che però, dopo anni di degrado, nel 1877 per volontà della cittadinanza, fu finalmente ripristinato con la denominazione di Politeama Ariosto. In occasione di nuovi e importanti lavori di adeguamento e restauro svolti nel 1927 l’architetto Guido Tirelli, responsabile dei rifacimenti, diede incarico ad Anselmo Govi di dipingere la volta del teatro con il racconto di dieci episodi dell’Orlando Furioso, illustrando il Sipario con una scena in cui Ludovico Ariosto fosse ritratto nell’atto di declamare i propri versi ad una corte ideale immersa nel giardino del Mauriziano, in prossimità del torrente Rodano. Da allora, per più di 50 anni, il sipario rimase in uso, fino al 1981 quando, a conclusione di ulteriori restauri architettonici e funzionali, si decise di smontarlo in attesa di uno specifico intervento di recupero. Il Sipario dipinto è quindi rimasto immagazzinato per 15 anni piegato su sè stesso, e poi, per altri 15, arrotolato con la parte dipinta verso l’interno. In che condizioni era quando avete iniziato i lavori? Questa modalità di deposito ha prodotto numerose cadute della pellicola pittorica ed ha creato pieghe e malformazioni. La tenuta generale del sipario non sembrava compromessa, ma lo strato di pittura a tempera mostrava molta instabilità ed erano numerose le aree con caduta parziale o totale del colore. Nelle pennellate più materiche si notavano sollevamenti di scaglie di pellicola pittorica.
La polvere ambientale mista a colore degradato rendeva l’immagine pittorica poco nitida, come fosse velata da uno strato superficiale incongruo. Vi erano alcuni strappi e molti fori dovuti a inchiodatura, soprattutto nella parte centrale dove era posizionata la barra in legno che serviva per sollevare il sipario e riporlo. In questi punti l’area era particolarmente debole e vi era il rischio che si producessero ulteriori danni durante le movimentazioni a cui necessariamente il sipario sarà sottoposto quando rientrerà in funzione. In cosa consiste la vostra attività di recupero? Sono state fatte molte indagini preliminari con prelievi diagnostici e numerosi test per l’individuazione del metodo e dei materiali più idonei all’intervento. Le analisi hanno confermato che si tratta di un dipinto a tempera su tela di cotone. La preparazione data sul retro è composta da materiale proteico, carbonato di calcio e silicati, il pittore ha evitato la stesura della preparazione sul fronte per non creare spessori che si sarebbero facilmente crettati e sollevati con le varie movimentazioni del sipario. Questi dati e i vari test eseguiti sia su facsimili che sul sipario stesso ci hanno guidato nella scelta di un consolidante, la cui stesura fosse possibile a pennello, che non fosse a base acquosa in quanto la tecnica a tempera non lo permette. La fragilità del colore esigeva l’interposizione di veline di carta giapponese durante la stesura del consolidante, inoltre la leggera pressione del pennello ha favorito la riadesione delle scaglie sollevate e l’appianamento delle deformazioni della tela. Il buon risultato ci permette ora un ritocco pittorico che restituirà integrità visiva al dipinto. I tagli, le mancanze e i buchi da chiodo sono stati tutti risarciti e consolidati ridando compattezza alle parti più fragili. Tutte le operazioni sono state concordate con la Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio che tuttora segue il cantiere. Quali sono gli aspetti tecnici maggiormente delicati del lavoro di restauro? Vi sono due fattori che maggiormente condizionano il nostro lavoro. In primis le dimensioni che consistono in quasi 110 mq. di superficie dipinta. Il cantiere aperto al Teatro Ariosto fin dai primi momenti ha visto la collaborazione attiva dei tecnici del Teatro che ci hanno seguite nelle varie fasi, compresa la messa a terra. Il consolidamento infatti è avvenuto con il sipario disteso su un letto appositamente preparato, poi le fasi di lavorazione successive sono previste con la grande tela in verticale. Inoltre bisogna evidenziare che questo lavoro di restauro si avvale di più maestranze, con formazione ed esperienza diversa e complementare. Tutto si svolge sul palcoscenico del teatro che, come noto, ha una decisa inclinazione verso la platea. Buona parte del ritocco pittorico è fatta sul trabattello appositamente preparato per ovviare a questo problema. Si lavora a molti metri di altezza, su un manufatto che non è immobile ma tende ad ondeggiare ad ogni minima sollecitazione. La magia del nostro fare si ripete anche in questa occasione, nella vicinanza e nella promiscuità delle nostre pennellate piccole e rispettose, con quelle importanti e suggestive del Govi. Possiamo cogliere così ogni sfumatura, ogni piccolo gesto sentendoci parte del Giardino ideale in cui Ariosto declama: Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare Qual è il valore di questo recupero per la comunità? A questo proposito mi piace richiamare una idea contenuta in “Il sipario racconta”, un buon articolo estratto dalla tesi di laurea della restauratrice Serena Sarti: è indubbio “che il ruolo dei sipari storici sia stato non solo quello di mediare tra finzione e realtà, ma anche quello di educare il pubblico, di raccontare, di rappresentare e di rispecchiare momenti, atti e luoghi significativi nella vita dei paesi e delle città.” Davvero non riesco a pensare ad un concetto più chiaro per esprimere la volontà di Tirelli e di Govi di riavvicinare la città a Ludovico Ariosto, alla sua corte ed al Mauriziano, ed anche alle idee di rinnovamento estetico e di spirito civile che animava il loro umanesimo. LE RESTAURATRICI Il gruppo di lavoro è composto da tre laboratori:
Le tre imprese fanno parte di Terra D’Opere https://www.facebook.com/Terra-d-Opere-918521504879244/videos associazione nata per promuovere la conoscenza dell’arte attraverso lo sguardo del restauratore. R.T. Restauro Tessile Il gruppo di lavoro si è costituito nel ’93 e si occupa di restauro e conservazione di tessili antichi, arazzi, costumi, paramenti ecclesiastici, tappezzerie. Al suo interno operano maestranze femminili, con una formazione legata allo studio ed alla conservazione dei beni culturali, artistici e archeologici. Tra i maggiori lavori tecnicamente analoghi per tipologia: il Gonfalone della Vergine di Fontanellato in damasco di seta sec XVII, Museo della Rocca Fontanellato; il Gonfalone dipinto su seta della città di Reggio ( seconda metà del XVIII) dipinto su seta da entrambi i lati: lato “A” B.V. della Ghiara con i Santi Crisante e Daria lato “B” Stemma Comunale portato da Angeli. Autore: Ottavio Lavagna; la Grande tela dipinta a succhi d’erba, copia dal Correggio, Parma, Curia Vescovile Uff. Beni Culturali. www.restaurotessile.it Elisabetta Ghirardini Esperienza ormai più che trentennale in restauro di dipinti su tela, tavola, supporto murario, sculture lignee e cartapesta policroma, per committenza pubblica e privata. Una professionalità caratterizzata da una continua attività di ricerca e da un costante aggiornamento formativo nel settore. La sua competenza e la sua passione sono stati recentemente riconosciuti con il premio “Noi reggiane per esempio” 2015. Tra le opere più importanti restaurate vi sono: la grande pala dell’Assunta e Santi di Girolamo Donnini (1735) nella chiesa di San Quirino a Correggio; due sculture lignee policrome San Biagio e San Prospero nella Pieve di Albinea e la decorazione murale raffigurante San Gerolamo di G. Baccarini sec. XXVII sul fronte di Casa Valeri, una delle poche opere in esterno rimaste a Reggio. https://www.youtube.com/watch?v=Jz_Yyucvgxc Cristina Lusvardi Formazione specialistica nella conservazione e manutenzione dei dipinti su tela, affreschi e terrecotte, in costante aggiornamento e ricerca collabora con Cesmar7 Reggio Emilia di cui è socia. Dal 2000 alterna l’attività di laboratorio sulle tele a quelle in cantiere sui dipinti murali. A seguito del sisma 2012 è chiamata ad eseguire diverse indagini stratigrafiche preliminari tra cui gli interni della Chiesa di San Martino Vescovo a San Martino in Rio (RE); la Canonica e la Chiesa di San Luca Evangelista di Camurana di Medolla (MO). Tra i restauri maggiori: la pala di Santa Mustiola di Carlo Bensa (sec XVIII) della Chiesa Parrocchiale di Bagnolo in Piano (RE); le cappelle laterali della Chiesa parrocchiale dell’Annunciazione di Maria Vergine di Mezzano Rondani (sec. XVIII) a Colorno (PR),decori murali a calce e altari in stucco; dal 2015 si occupa della manutenzione di una importante quadreria conservata nella città dell’Aquila. https://www.facebook.com/Studio-Conservazione-e-Restauro-Opere-dArte-di-Cristina-Lusvardi-830148807025074/?fref=ts fonte 8x8
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